lunedì 17 agosto 2009

Il nostro muro



Giorgio Bocca, forse il più grande giornalista italiano vivente, sull'ultimo numero dell'Espresso ha analizzato con il suo consueto stile rude gli episodi di connivenza tra mafia e stato degli anni 90. Citando nomi e cognomi Bocca afferma quello che dovrebbe essere noto e ormai comprensibile a tutti:

le organizzazioni criminali sono parte integrante della struttura di controllo delle regioni del Sud.


Questa integrazione è stata costruita negli anni della guerra fredda, anni in cui le Mafie hanno garantito il controllo dei voti del sud, arginando il pericolo comunista. Questa loro funzione, messa in atto dalla Democrazia Cristiana, era conosciuta, tollerata e favorita dall'alleato americano ed ha mantenuto la sua utilità fino alla caduta del muro nell'89. Una connivenza che ha permesso un Sud medioevale, sprofondato nella violenza delle guerre di Mafia degli anni 70 e 80 similmente al Cile di Pinochet. Una connivenza che è stata causa di omicidi eccellenti, primo tra tutti il Generale dalla Chiesa, inviato in Sicilia per combattere il fenomeno mafioso senza reali poteri, come fosse una vittima sacrificale alla superiore ragion di Stato. Abbiamo avuto anche noi il nostro muro di Berlino che ha diviso anche il nostro paese in modo del tutto simile a quanto è accaduto in Germania. Questo muro è stato costruito quasi contemporaneamente al muro tedesco negli anni 60, meno famoso perché non visibile come reale struttura architettonica ma solo come confine tra due paesi, una linea che divide due mondi visibilmente diversi: capitalista e industrializzato l'uno, povero e sottosviluppato l'altro; democratico l'uno, in mano ad una organizzazione antitemocratica, criminale, violenta l'altro. Il loro muro è caduto nell'89 il nostro ha vacillato ma è stato subito ristrutturato e ridipinto di nuovi colori ed è ancora in piedi.
Dopo l'89 questa simbiosi tra Stato e Mafie ha perso la sua ragion d'essere, anzi l'esistenza stessa delle Mafie è divenuta indigesta all'alleato americano e alla nascente Unione Europea che hanno sollecitato una più incisiva legistazione da parte dell'Italia. La Mafia si è sentita braccata, senza punti di rifermento internazionali e locali, decimati questi ultimi dalle indagini di Mani Pulite, ed ha reagito in modo violento facedo sentire il suo peso militare. A questo punto lo Stato poteva annientare il fenomeno mafioso ma ha preferito scendere a patti instaurando trattative, cercando l'accordo, rinnovando il patto lateranense di connivenza. Il nuovo patto ha dato i suoi frutti, i suoi pargoli sono stati i nuovi referenti politici, che hanno conquistato il potere, forti del controllo mafioso sempre eccellente della popolazione del Sud.

Giorgio Bocca ha crudemente analizzato questi atti, nulla più, cose note che fanno parte della nostra storia. Sono quindi inutili e dannose le polemiche che sono seguite al suo breve articolo sull'Espresso. Dannose perché cercano di gettare fango sulla verità, inutili perché tale verità è destinata a venire a galla dopo i recenti sviluppi e la riapertura del caso sull'omicidio Borsellino.
Sembra quasi che alla stregua delle stragi dell 92 ora vengano schierate le truppe di giornalisti per dar contro a chi mina il sistema rivelando le scomode verità. Non mettiamo bombe ma isoliamo e distruggiamo con le corazzate obbedienti di carta stampata, che all'unisono tuonino, bombardino e annientino chi fu Partigiano allora e lo è anche oggi.

P.S: un'analisi accurata di queste vicende è stata fatta da Roberto Scarpinato nel suo meraviglioso libro Il ritorno del principe.

lunedì 10 agosto 2009

Parliamo di moralità.


E' di oggi la notizia riportata da vari quotidiani online, dell'ennessima predica sulla moralità delle gerarchie vaticane. Una forse tardiva presa di posizione per le vicende di Puttanopoli delle scorse settimane, ma ahimé ipocrita sia nella modi sia nei tempi. Nei modi, perché stando alla morale cattolica i comportamenti da utilizzatore finale del nostro premier avrebbero dovuto far alzare non dispute pseudo teologiche "sulla morale della maggioranza", ma grida di sdegno, inviti a boicotaggi elettorali: una persona così bassa nella propria morale non dovrebbe più meritare alcun rispetto dai cattolici.
Nei tempi, perché troppo si è tardato ad esprimere un giudizio, attendendo vigliaccamente la prova inconfutabile della viva voce del premier e dei suoi consigli sessuali all'escort di turno, per formulare un blando giudizio morale.
Ma forse, a ben guardare, di moralità la Chiesa cattolica non avrebbe alcun titolo per parlare, dopo gli scandali sessuali che l'hanno coinvolta negli USA e in Irlanda.

Irlanda, Rapporto Ryan

In quest'ultima cattolicissima nazione il governo ha voluto, attraverso una regolare indagine, raccogliere e verificare testimonianze di episodi di pedofilia e di violenza praticati nelle sue numerosissime scuole cattoliche. Dopo anni di indagine il risultato è stato il rapporto ryan (vedi anche pagina su wikipedia).
Una raccolta di ben 2500 testimonianze raccapricianti, che stralciano il velo ipocrita della copertura cattolica dei pedofili un uno dei paesi più devoti d'Europa.
I racconti sono a volte duri e crudeli, forse poco adatti ai fini palati delle alte sfere ecclesiastiche o di chiunque che, abituato alle pacifiche parole degli uomini della Santa Madre Chiesa, non si aspetti che tali abomini possano essere commessi da loro.
No!! Sono sbattuti sul muso come una bastonata, uno sfregio sul dipinto di una vergine col bambino, una martellata alla Pietà di Michelangelo.

Sono la testimonianza che non esiste limite alla nostra irrazionalità al nostro essere bestie e che tali crimini possono provenire da chi meno apparentemente ci si aspetterebbe.
Non mi spiego perché non sia stato dato il risalto che questa indagine meriterebbe, le parole riportate e sopratutto le cifre dimostrano che la pedofilia nelle strutture cattoliche non è un fatto isolato perpetrato da pochi elementi, le "mele marce", al contrario è un fatto sistematico, endemico, che si ripete migliaia volte con dinamiche simili e con esiti sempre devastanti.
Se per un attimo proviamo ad immaginare che un'indagine giornalistica o giudiziaria ci riferisse di una setta dedita abitualmente a pratiche pedofile con le cifre simili a quelle riportate dal rapporto, sono sicuro che questa setta verrebbe decimata da arresti e pubbliche, giuste, gogne. Ma nel caso della Chiesa Cattolica questo non solo non accade, lasciando che gli episodi continuino a ripetersi, ma neanche se ne da menzione sui media dando la possibilità ai genitori di prestare maggiore attenzione.
Questo scavalcare la normale giustizia e l'ottenere l'applicazione di due pesi e due misure, abitualmente si accompagna ai fatti che interessano il Vaticano. Anche nel caso dell'inchiesta Ryan la strada è stata in salita, e le dimissioni per protesta del primo giudice incaricato dimostrano il clima in cui i magistrati dovevano operare. Ma il culmine dell'ipocrisia e della forza delle gerarchie vaticane è stato l'omissis dei nomi reali ottenuto da una delle organizzazioni ecclesiastiche più pesantemente coinvolte nell'inchiesta, i Fratelli di Gesù.
Questo ordine ottiene per se e per tutti gli ecclesiastici implicati nell'inchiesta, di poter agire anonimamente secondo il diritto canonico, evitandogli quindi denunce legali, anche a quelle tra loro già condannate dalla giustizia ordinaria e per cui quindi non sarebbe applicabile il principio di presunta innocenza perché già riconosciuti colpevoli.
Ditemi ora quanto risultano ipocriti le parole di Benedetto XVI "venga fatta giustizia".
Ipocrisia manifestata sempre in tutti i casi da continui spostamenti dei preti pedofili da parte dei vescovi tra le parrocchie, alla stregua di un latitante che vuole far perdere le proprie tracce, ipocrisia manifestata ancora dalle precise istruzioni del documento "Crimen sollicitationis" su come trattare crimini sessuali all'interno della Chiesa.Documento che poneva tra le assolute priorità il silenzio sullo scandalo e la persuasione delle vittime a non denunciare.
Non mi si venga quindi a parlare di carità e di giustizia laddove la chiesa come sempre per se non le applica.

P.S. Cercherò nei mesi a seguire di tradurre, secondo le mie capacità, alcune testimonianze del rapporto Ryan, per rendere accessibile questa preziosa inchiesta nel blog. Se qualcuno volesse collaborare ne sarei felice, in attesa che qualche editore prenda il coraggio e pubblichi una versione italiana dei documenti.