venerdì 21 gennaio 2011

Ambrosianik da Slovenia


L'Espresso riporta una notizia inquietante: il fallimento dato ormai per certo delle società facenti capo ad un diocesi slovena. Un evento apparentemente normale, se non fosse per le proporzioni e sopratutto per le cifre in ballo: circa 800 milioni di euro.
Una montagna di denaro che è difficile anche solo immaginare e per averne un idea è utile confrontarla con l'ammontare di cifre per così dire conosciute:

  • 800 milioni di euro è una cifra paragonabile al totale di quanto la chiesa ottiene con l'8 per mille
  • 800 milioni è un decimo di una manovra finanziaria correttiva, circa 10-15 miliardi di euro
  • 800 milioni è pari al 2% del PIL sloveno
Una catastrofe per gli sloveni. A questo immenso danno si aggiungerà inoltre la beffa: per un vizio contrattuale, perché la chiesa non ha esplicitamente autorizzato tutte le operazioni del vescovo, ma solo le prime, la Chiesa non coprirà il danno. Saranno quindi fregati  quella miriade di risparmiatori che attraverso le azioni acquistate, perderanno tutto il loro patrimonio. Inoltre le banche che hanno finanziato le operazioni, non riusciranno e vedere rimborsati neanche una parte dei loro crediti: vedo difficile che possano rifarsi con la vendita dei beni dati in pegno, chiese abbazie e quant'altro. Perderanno quindi  il loro denaro dissestando di fatto il sistema creditizio del fragile paese.
Vicenda del tutto simile a quanto accadde in Italia con il banco ambrosiano, derubato dei propri fondi e lasciato fallire con buona pace dei correntisti. Tanti di quei soldi avevano già preso vie tortuose, che guarda caso finivano anche nel santo paese natio di papa Wojtyla. La storia si ripete, cambiano solo gli attori.