mercoledì 23 febbraio 2011

Semus in tempos de tirannias. (Siamo in tempi di tirannide)



La rabbia e la rassegnazione delle parole di Nanneddu meu ben si prestano a descrivere le sensazioni che ho provato leggendo della proposta del senatore del PdL Cosimo Gallo di sperimentare nel poligono di Quirra gli effetti dell'uranio impoverito al fine di verificarne scientificamente i danni e le devastazioni che il suo impiego provoca.
Sono allibito e incredulo di fronte alla prepotenza, alla totale mancanza di rispetto per la sorte degli abitanti della zona, che questa proposta manifesta. La presenza del poligono di Quirra ha comportato negli anni un costo enorme in termini di malattie e di morti ai paesi adiacenti alla zona militare, è un problema conosciuto e di cui si sono occupati a più riprese i media e che ora interessa (meglio tardi che mai!) un'inchiesta giudiziaria. In sfregio alle cifre drammatiche che queste inchieste hanno documentato, ai drammi familiari che a questi numeri si accompagnano,la trovata geniale del senatore Gallo pare sia stata: sperimentiamo in modo scientifico, utilizzando l'uranio impoverito nel poligono stesso e verifichiamone i danni. Ma questa sperimentazione in loco ha come conseguenze che la popolazione verrà usata come cavia, come se si dicesse  "Tanto stanno già male, che il loro sacrificio serva alla scienza". Che pragmatismo! Che illuminato scienziato! Quale mente lungimirante! 
Rimango incredulo di fronte a tanto cinismo, non so quasi cosa dire, non so cosa può provare un padre che ha perso un figlio per una  leucemia causata dal poligono leggendo le parole del senatore Gallo, non so cosa farei se fossi al suo posto, non so neanche se sarei sopravvissuto ai sensi di colpa, ma di sicuro so che avrei pestato i pugni sul muro e sarei andato in parlamento a chiedere spiegazioni al senatore. 
Andassero loro a vivere in quelle zone per anni, inalando giorno per giorno le polveri assassine delle armi, assorbendo le maledette radiazioni, e attendendo l'inesorabile malattia che come un cane rabbioso ti rincorre fino ad afferrarti, o peggio, fino ad afferrare uno dei tuoi cari.
Ma loro non ci andranno, loro stanno nei loro palazzi, vivono nelle loro ville pagate due soldi o pagate da altri a loro insaputa e decidono le nostre sorti, decidono se costruirci vicino una centrale nucleare, decidono se è il caso di tagliare la spesa sanitaria per il bilancio, decidono prepotentemente pensando a noi come dei numeri dei danni collaterali del "buon governo".
Che rabbia infinita.







lunedì 7 febbraio 2011

Taxineer



Una mattina, poche settimane fa, ero a Roma per lavoro e ho trovato chiusa la metro per sciopero. Per ovviare al problema ho preso un taxi. Il conducente, il tassinaro come lo chiamano a Roma, è un tipo sulla cinquantina alto magro e con quell'aria sempre scaltra da persone sveglie che hanno spesso i romani,  mi chiede la destinazione, gliela dico e lui:
“La conosco bene la ditta, ci andavo spesso per lavoro. ”
Io curioso gli chiedo: “Come per lavoro, come tassista?”
Lui: “No quando lavoravo per la Siemens, sono ingegnere collaboravamo spesso con questa ditta.”
Io stupito: “Come ingegnere?! Come mai fa ora questo mestiere?”
Lui,  risponde tra il sicuro e il rassegnato: “Be per campare, si guadagna bene, riesci ad avere una certa sicurezza: nessuno ti butta fuori, sei un libero professionista  dovresti cacciarti da solo, e non ho questa intenzione ahah.”
Io sempre più stupito: “Ma lo fa da molti anni?”
“Circa 4 e mezzo.”
“E ha fatto l'ingegnere alla Siemens per tanti anni?”
“Circa venti, poi le acque si stavano facendo tempestose, ho preso un incentivo e ho ritenuto più saggio comprarmi una licenza di taxi da mio zio che stava andando in pensione. L'ho ritenuta una professione più sicura dal punto di vista economico. Ho dovuto mettere da parte le mie conoscenze ma poi dopo un po' ci si dimentica o forse ci si rassegna”
Io ormai distrutto da queste rivelazioni: “Sono anch'io ingegnere ma lei con queste parole sta distruggendo quelle poche speranze che potevo avere.”
Lui rassicurante: “Ma no dai, il mio potrebbe essere una caso a se, non ho famiglia ho deciso di fare questo passo un po' deluso da tutto.”
Io in cerca di scappatoie: “Ma forse le è stata proposta un alternativa a suo tempo? ”
“Si mi avevano proposto di andare a stare permanentemente in Svezia, poiché parlo bene lo svedese avendo lavorato la per 5 anni”
Io nuovamente stupito: “Lei parla lo svedese e ha lavorato anni all'estero!! E con tutta questa esperienza non è riuscito a ricollocarsi?”
Lui tranquillo: “Si ci ho provato ma mi offrivano lavori con scarsa remunerazione e sempre in bilico. Ho quindi fatto la scelta che le ho detto”
Io ormai distrutto: “La prego mi dica quant'è  e mi faccia la ricevuta sa sono un povero ingegnere vedo se posso scaricarmela dalle spese.”
“Certo certo conosco la situazione.”


Sono ancora distrutto quando ripenso a questo dialogo. Un paese in cui la professionalità, la formazione, le conoscenze perdono così tanta importanza segna il proprio futuro si condanna da se.
Si condanna ad una deindustrializzazione forzata laddove le industrie del futuro faranno sempre più delle conoscenze, della formazione continua, la propria forza.
Mettiamo i soldi da parte, e vediamo quanto può costare una licenza da tassinaro.

venerdì 21 gennaio 2011

Ambrosianik da Slovenia


L'Espresso riporta una notizia inquietante: il fallimento dato ormai per certo delle società facenti capo ad un diocesi slovena. Un evento apparentemente normale, se non fosse per le proporzioni e sopratutto per le cifre in ballo: circa 800 milioni di euro.
Una montagna di denaro che è difficile anche solo immaginare e per averne un idea è utile confrontarla con l'ammontare di cifre per così dire conosciute:

  • 800 milioni di euro è una cifra paragonabile al totale di quanto la chiesa ottiene con l'8 per mille
  • 800 milioni è un decimo di una manovra finanziaria correttiva, circa 10-15 miliardi di euro
  • 800 milioni è pari al 2% del PIL sloveno
Una catastrofe per gli sloveni. A questo immenso danno si aggiungerà inoltre la beffa: per un vizio contrattuale, perché la chiesa non ha esplicitamente autorizzato tutte le operazioni del vescovo, ma solo le prime, la Chiesa non coprirà il danno. Saranno quindi fregati  quella miriade di risparmiatori che attraverso le azioni acquistate, perderanno tutto il loro patrimonio. Inoltre le banche che hanno finanziato le operazioni, non riusciranno e vedere rimborsati neanche una parte dei loro crediti: vedo difficile che possano rifarsi con la vendita dei beni dati in pegno, chiese abbazie e quant'altro. Perderanno quindi  il loro denaro dissestando di fatto il sistema creditizio del fragile paese.
Vicenda del tutto simile a quanto accadde in Italia con il banco ambrosiano, derubato dei propri fondi e lasciato fallire con buona pace dei correntisti. Tanti di quei soldi avevano già preso vie tortuose, che guarda caso finivano anche nel santo paese natio di papa Wojtyla. La storia si ripete, cambiano solo gli attori.