giovedì 18 dicembre 2008

Il canto della fenice della giustizia


L'attacco finale alla giustizia è in corso.
In questi gioni leggiamo dell'ennesimo mega scandalo di corruzione che mostra quello che è noto da decenni: la classe politica nazionale e regionale a dispetto dei colori e del partito di appartenenza ha ormai costiuito un oligarchia corrotta che occupa tutti i gangli vitali del paese divorando le risorse, avvicinandoci giorno dopo giorno verso il fallimento.

Questa volta lo scandalo colpisce il maggior partito della sinistra, il Partito Democratico, è costituisce per la compagine politica il pretesto per accellerare quella riforma della giustizia che porterà al controllo politico sui magistrati.
Se prima il PD aveva opposto una minima resistenza, solo di facciata, motivata più da un opposizione al governo che da una reale disapprovazione degli intenti della riforma; ora dopo gli scandali che stanno travolgendo il partito diventa anche per Veltroni e compagni necessaria una svolta che disinneschi la mina della magistratura.
La corruzione sparirà dai nostri giornali non perche debellata come fenomeno ma perchè non ci saranno più indagini ad accertarla.
La classe politica mostra tutta la sua compattezza e abbandona le finzioni di contrapposizione partitica: sono tutti daccordo che i magistrati vadano resi mansueti, innoqui, che indaghino solo ciò che gli viene permesso indagare. Se questo verrà poi chiamato "priorità d'indagine" o indirizzo di priorità poco conta, il risultato sarà che si farà ciò che vorrà la politica, con buona pace della costituzione e della separazione e indipendenza dei poteri.
Il capo dello stato, Napolitano, perde in questo frangente la credibilità che poteva aver avuto: di fronte alla corruzione campana se la prende con la magistratura parlando di necessità di una riforma che ridia credibilità e eviti protagonismi. Hai un ladro in casa e te la prendi con l'allarme che te l'ha fatto scoprire, solo perché la sirena ti ha svegliato.

Ci rendiamo conto stanno rubando tutto il derubabile, divorando tutte le risorse dello stato: sanità, rifiuti, opere pubbliche, Telecom, autostrade, contributi europei, patrimonio demaniale. Per continuare indisturbati la loro opera, ostacolati da una magistratura sfiancata e senza risorse, ma ancora nonostante tutto efficace, vogliono distruggerla.
Tutti, uniti, indistinti, finalmente allo scoperto, fuori da ogni vergogna, incuranti delle regole democratiche e dei valori dei padri costituenti, vogliono attuare il disegno che fu della P2: carriere separate dei giudici e controllo politico totale.

Leggete Toghe rotte e capirete realmente perché il sistema giudiziario non riesce a far concludere i processi e chi è il responsabile.

P.S. se qualche amico ha desiderio di leggere Toghe rotte o Il ritorno del Principe visto che siamo in periodo natalizio me lo faccia sapere.

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