martedì 16 settembre 2008

Morte a Milano: il girotondo della Storia


Pochi giorni fa la notizia di un ragazzo di colore ucciso a sprangate da due persone comuni, un padre e un figlio di Milano, che accusavano il malcapitato di aver rubato dei biscotti.
Vi giuro che, come tanti, nella marea di notizie che ogni giorno ci vengono propinate in tema di sicurezza, questa notizia mi è scivolata addosso.
Ma stamane riflettendoci, mi sono accorto che si tratta di un fatto devastante.
Pensiamo per un secondo all'accaduto: un ragazzo insieme ad amici avrebbe rubato dei biscotti in un bar, dandosi poi alla fuga, come una qualsiasi bravata tra ragazzi. I proprietari del bar hanno inseguito i ladri, concludendo l'inseguimento con l'aggressione a sprangate del gruppo.
Abdul e morto poco dopo all'ospedale.
Immaginiamo ora per un momento se anziche un ragazzo di colore ci fosse stato un ragazzo Italiano, la notizia sarebbe potuta suonare così:

Padre e figlio uccidono a sprangate un ragazzo colpevole di aver rubato un pacco di biscotti.

Sarebbe incredibile, disumana, raccapriciante e sarebbe riportata dai giornali come un campanello di allarme di un imbarbarimento della società a cui porre rimedio ecc ecc.
Invece nulla. La notizia suona falsamente come l'ennesimo episodio di disordine causato dall'immigrazione selvaggia.
Ora mi chiedo se c'è veramente differenza tra i nostri episodi e le aggressioni dei nazisti alla comunità ebraica: anche in Germania la civilissima popolazione tedesca, imbevuta della propaganda nazista, ignorava tali episodi nonostante riguardassero loro concittadini che da decine d'anni lavoravano e vivevano accanto a loro. Erano colpevoli solo di essere caduti nel mirino di una società in crisi che trovava in loro un conveniente capro espiatorio su cui far ricadere la colpa dei mali a cui la classe dirigente non sapeva porre rimedio.