sabato 2 febbraio 2008

Legge elettorale



Il dibattito politico di questi giorni verte sulle necessarie riforme, prima fra tutte la legge elettorale.

Sentiamo comizi elettorali dei gerontopolitici che si riempiono la bocca di sacre verità:

"Un governo che dia almeno al paese la legge elettorale che possa garantire la stabilità.....".

"E' necessario un governo forte per far ripartire il paese e per questo e' necessaria una legge elettorale".

Ma perché non proviamo un attimo a ricordarci com'è andata.
Per anni in Italia vigeva un sistema elettorale proporzionale che ha permesso a piccolissimi partiti, come quello socialista negli anni 80, di essere l'ago della bilancia e poter ricoprire incarichi di massima responsabilità come la presidenza del consiglio o i ministeri più' importanti.
Questo sistema ha garantito un ' instabilità politica che negli anni ha portato alla totale mancanza di potere decisionale reale e ad una ricerca estenuante di compromessi in tutti i campi favorendo, com'era ovvio, le miriadi di piccoli gruppi di potere o caste professionali e politiche che non potevano che difendere i propri interessi senza badare al resto del paese.

All'inizio degli anni 90 Mario Segni riuscì a promuovere un referendum che di fatto ebbe l'effetto di introdurre un sistema maggioritario, una spallata al sistema politico. Dopo questo referendum, e forse grazie anche a questo, venne Mani Pulite e la politica subì un terremoto.

Il nuovo sistema, nonostante non sia stato la soluzione ai nostri problemi, è stato quello che noi avevamo scelto, in un momento storico di forte partecipazione, ma alla classe G-politica non poteva andare bene, ma soprattutto non poteva andare bene ai gruppi di potere, alle varie caste che scarnificano brandello dopo brandello, la polpa viva del resto del paese.
C'è infatti da capire che l'instabilità porta a non decidere a far si che nulla cambi e questo a vantaggio di gruppi come Chiesa, caste di politici, funzionari, avvocati, industriali non sicuramente all'impiegato o all'operaio.
Alla fine della legislatura dell'ultimo governo Berlusconi la svolta:
non poteva andare al potere un governo che nonostante tutte le sue contraddizioni, si proponeva come governo riformatore o comunque poteva toccare alti interessi. Ecco la nuova legge elettorale che semplicemente ha buttato dalla finestra il volere dei cittadini reintroducendo il sistema proporzionale.
Non dimentichiamoci che l'autore stesso della legge, Calderoli, la definì all'indomani dell'approvazione una porcata.
Naturalmente, com'era inevitabile, l'instabilità è tornata e con essa hanno ripreso vigore i piccoli partiti e gli interessi locali spesso espressione di clientelismi corrotti e immorali.
Ora i G-politici tornano a parlare di legge elettorale ma la questione a parer mio è cambiata:
Il paese è alla fame, io non mangio pane e legge elettorale, i G-politici hanno dato prova di non avere il minimo senso della stato, di voler solo combattere le loro battaglie calpestando tutto senza ritegno, non si devono ripresentare devono scomparire non sono da rivotare.
La domanda che dobbiamo farci è basilare:
Possiamo rivotare colui o il partito che, non ha saputo fare riforme reali del paese, che ci ha portato alla fame, che ha calpestato il nostro volere, badando invece a fare leggi per i propri interessi con enormi costi per la popolazione?
La critica si estende ad entrambi gli schieramenti: da una parte le hanno schifosamente approvate ma dall'altra parte le hanno altrettanto schifosamente mantenute.
Il prossimo voto non può che essere per il Partito Leninista Combattente o per Partito di Rifondazione del Fascio uno a caso tirate semplicemente una moneta in cabina elettorale.



1 commenti:

filsero ha detto...

Con gli euro non distinguo bene tra testa e croce. Non c'è un sistema più semplice per decidere chi votare? :)